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Maria Nasso è cuoca presso il “Ristorante L’Oca” a Latina.

Ecco cosa ci ha raccontato!

 

Quando è nato il tuo amore per la cucina?

L’amore è stato trasmesso in casa, dalla mia mamma che è ancora oggi appassionata di cucina e crea deliziosi piatti. Eravamo quattro bimbi, il mio papà lavorava tutto il giorno, e così abbiamo iniziato da subito ad aiutare, giocando, in cucina. Non c’erano videogiochi allora… Il mio primo ricordo di me in cucina sono le polpette che in Calabria, terra d’origine dei miei genitori si tuffano a cuocere nel sugo, specialmente la domenica, e poi la pasta fatta in casa con le uova fresche, messa ad asciugare sui bastoni delle scope tra una sedia e l’altra.Non ho mai smesso di dilettarmi, ma la vera passione che mi ha poi portata alla professione è nata ben dopo. Ormai da adulta, dopo un diploma in ragioneria, gli studi di economia, un lavoro commerciale, un matrimonio finito e due bimbi piccoli da crescere. La cucina è stata una passione di rinascita, la creatività è diventata l’espressione del mio essere, una vera terapia, come continuo a veder succedere ogni volta che lavoro con altre persone e nei miei corsi di cucina. Ho ricominciato a studiare, mi sono specializzata nel Visualfood a Modena, poi ho conseguito un nuovo diploma , quello di Enogastronomia nell’istituto alberghiero della mia città, e continuo a seguire corsi professionali appena ne ho la possibilità, dal vivo, on line o tramite pubblicazioni e libri (che sono la mia passione), perchè come si dice “chi non si forma si ferma”, e le passioni si sa, si autoalimentano senza far sentire mai la stanchezza.

Cosa vuoi esprimere attraverso i tuoi piatti?

I miei piatti mi corrispondono sempre, curo molto oltre la ricetta, anche l’impiattamento, un elemento che oggi ha molta importanza, specialmente perchè, per fortuna, il mangiare e il nutrirsi sono oggi non solo necessità, ma anche piacere, specialmente quando si sceglie di trascorrere un pranzo o una cena in un ristorante .
Si comincia a mangiare, ad apprezzare, e a digerire anche dal momento in cui si riceve il piatto. I sensi iniziano a danzare insieme partendo dagli occhi, poi incontrano i profumi, le sensazioni tattili ed i suoni e poi il gusto e la sua armonia.
L’eleganza, la delicatezza, l’armonia dei colori e delle forme, la bellezza, sono le caratteristiche che cerco di portare nei miei piatti,anche i più semplici. Forse l’essere donne ci facilita questo compito: elementi istintivi ed innati ci guidano. Di sicuro guidano me, che sognavo di essere architetto, ma la vita mi ha portata all’arte in un’altra forma, attraverso l’architettura dei piatti.
Di solito mi sento dire, presentando le mie creazioni, “è talmente bello che è un peccato mangiarlo”, e questa è una bella dichiarazione d’amore per il mio lavoro. Quando poi mi fanno anche i complimenti per la bontà, beh, so che posso essere soddisfatta, la fatica è ripagata.

Lavorativamente, dove ti vedi fra 10 anni?

Fra 10 anni ne avrò 61. Questo lavoro non è proprio leggero dietro ai fornelli di un ristorante o nella realizzazione di eventi a domicilio. Oltretutto nella vita ho imparato a lavorare per piccoli passi. Ma spero di essere nei prossimi anni in grado di continuare a crescere personalmente e professionalmente, e di poter continuare a trasmettere la passione e la tecnica, continuando ad insegnare, a fare consulenza ai colleghi ed ai ristoratori, e collaborando con aziende di realizzazione di eventi. Senza trascurare il tempo per godermi casa, famiglia e amici.